Uncategorized

Cronaca di Polizia a Taranto, Foggia e Potenza

Condividi articolo

Agenti della Polizia di Stato appartenenti alla locale Squadra Mobile hanno dato esecuzione all’ordinanza del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalle persone offese emessa in data 27.09.2018 dal Gip presso il Tribunale di Foggia nei confronti di una donna foggiana, per i reati di minacce, stalking e danneggiamento.
Fino a giugno 2018, la donna, dopo la separazione dal coniuge, all’esito della quale i figli minori sono stati affidati al padre in via esclusiva, ha iniziato a cercarli, appostandosi sotto casa, fermandoli per strada, avvicinando il marito per minacciarlo e, in un’occasione , danneggiava la porta dell’abitazione dei minori con lo scopo di volerli vedere. In tal modo ha indotto timore nei minori che hanno paura di incontrarla al di fuori di un luogo protetto.
A causa dei suddetti episodi, il marito è stato costretto a sporgere denuncia nei confronti della moglie, e i fatti denunciati sono stati confermati oltre che da referti medici e fotografie, anche dai tre figli minori.
Prosegue il lavoro della Polizia di Stato a tutela dei soggetti più deboli che si ritrovano a subire inaccettabili violenze in seno alla famiglia.

///////////////////////////////////////////////////

La Polizia di Stato, nelle ultime ore ha arrestato tre uomini e una donna per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’attività d’indagine è stata condotta dagli Agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Policoro che da tempo seguivano i movimenti dei quattro, tutti di Policoro, attraverso appostamenti e pedinamenti.

Così, nella serata di venerdì scorso, dopo aver monitorato la presenza dei tre uomini all’interno di un’abitazione sita nella cittadina jonica, gli Agenti hanno atteso l’arrivo della donna e approfittando dell’apertura della porta hanno fatto irruzione sorprendendo i tre nell’atto di confezionare delle dosi di eroina.

La velocità d’azione degli Agenti ha anche impedito che i tre si disfacessero dello stupefacente attraverso un bagno dell’abitazione.

All’esito dell’operazione, da cui è emerso anche il coinvolgimento della donna nella illecita attività, i quattro sono stati arrestati, mentre lo stupefacente pari a 52 grammi di eroina, un grammo di marijuana, un flacone di metadone e due confezioni contenenti quaranta capsule di “suboxone” sono stati sottoposti a sequestro.

Gli arrestati, di età compresa fra i 34 e i 44 anni, due dei quali marito e moglie, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, tranne uno con precedenti di polizia che è stato accompagnato in carcere.

Gli arresti sono stati convalidati dall’Autorità Giudiziaria.

/////////////////////////////////////////////

Si trova ai domiciliari il 52enne arrestato da personale della Polizia di Stato  per tentata estorsione. I fatti risalgono  allo scorso febbraio, quando una donna, dipendente di una società cooperativa, denunciava ad agenti della Squadra Mobile –  Sez. Reati Contro il Patrimonio e la PA – di aver ricevuto dall’uomo un messaggio whatsApp con il quale la minacciava di divulgare un filmato che la ritraeva mentre consumava un rapporto sessuale con il suo datore di lavoro, se non avesse convinto quest’ultimo a cedergli le quote societarie oppure ad acquisire le sue quote alle sue condizioni economiche. La donna dichiarava, altresì, di essere impiegata presso la Cooperativa di cui  l’arrestato è socio di minoranza e di aver ricevuto tali messaggi whatsApp, dopo avere avuto effettivamente dei rapporti intimi con il datore di lavoro, presso gli uffici della Società di cui l’uomo è amministratore. Dall’attività di indagine è emerso che, nell’ultimo periodo, tra i due soci erano nati dei contrasti circa la gestione della Cooperativa, tanto che lo scorso agosto, in località di Tito,  il cinquantaduenne, incrociata l’autovettura dell’amministratore, dopo averlo costretto a fermarsi bloccandogli la strada, lo aggrediva colpendo ripetutamente il veicolo di quest’ultimo e minacciandolo di morte.

///////////////////////////////////////////////////

L’uomo per sottrarsi all’arresto ha aggredito fisicamente anche gli Agenti

    Gli Agenti della Polizia di stato hanno tratto in arresto un pregiudicato di 36 anni, per violenza, minacce, resistenza a PP.UU., lesioni personali e sequestro di persona.

Durante la decorsa notte un grido di aiuto di una giovane donna ha messo in allarme gli equipaggi della Sezione Volanti che sono subito intervenuti in un appartamento di uno stabile di via Nitti.

Sul posto, gli Agenti hanno preso contatti con la giovane donna che in lacrime ed in preda alla disperazione ha raccontato loro che il proprio compagno, dopo l’ennesima lite, l’aveva scaraventata fuori dall’abitazione e le aveva persino impedito di portare con se il figlio minore, avuto da una precedente relazione.

I poliziotti immediatamente hanno raggiunto l’appartamento posto al secondo piano e dopo aver insistito a suonare il campanello, chiamando l’uomo più volte, ma senza ricevere risposta.

Considerate le circostanze e temendo per l’incolumità del minore, gli operanti hanno sfondato la porta d’ingresso, sebbene fosse stata dall’uomo barricata  dall’interno con una scrivania ed altri mobili.

Una volta all’interno i poliziotti hanno subito recuperato il minore che stava dormendo su di un divano, consegnandolo alle cure della sua mamma ed entrambi messi al sicuro nell’auto di servizio.

In questo frangente il proto, accortosi della presenza degli Agenti, reagiva contro di loro con inaudita violenza, minacciandoli e nel tentativo di aggredirli mandava in frantumi le vetrate di una porta, procurandosi delle lesioni ad un piede.

Dopo essersi divincolato si è recato nel bagno dove ha messo il collare ad un grosso cane corso, rendendosi così inavvicinabile fino a scendere in strada.

Data la notoria pericolosità del soggetto che annovera molti precedenti specifici, nonostante la sua energica resistenza e le minacce di morte rivolte agli Agenti, nonché della presenza del cane, l’uomo  è stato immobilizzato e tratto in arresto.

Cosicchè la donna ha potuto fare rientrare nella propria abitazione e alla stessa è stato affidato anche il molosso; il 36enne dopo essere stato medicato per le ferite al piede presso il locale Ospedale Civile, dove è risultato positivo all’assunzione di droghe, al termine delle formalità di legge è stato associato alla locale Casa Circondariale.

//////////////////////////////////////////////////////////////

un polizotto del Commissariato di Martina Franca, libero dal servizio, mentre era a bordo della sua auto, ha notato per strada un  noto  pregiudicato martinese dedito abitualmente ai furti e particolarmente abile nel forzare porte e saracinesche di locali e garage.

Insospettito dalla quella  presenza, il poliziotto ha iniziato in maniera discreta a seguirlo, fin quando ha avuto la convinzione che il ladro aveva preso di mira alcuni box interrati di un condominio.

L’attesa ed i sospetti del poliziotto hanno avuto conferma dopo una decina di minuti quando il cancello del condominio si è aperto ed un’auto Citroen C1 è uscita con a bordo l’uomo sospettato ed alla guida un suo complice. Sul sedile posteriore dell’auto il poliziotto ha immediatamente notato una notevole quantità di cassette di plastica piene di alimenti.

Avendo la certezza che il sospettato avesse compiuto un furto, il poliziotto, a bordo  della sua auto, si è messo al suo inseguimento, allertando immediatamente i colleghi del Commissariato, che nel giro di pochi minuti sono riusciti a bloccare la Citroen con i due uomini a bordo sulla SS 172 in direzione di Taranto.

All’interno dell’auto fermata i poliziotti hanno recuperato, come detto, una notevole quantità di alimenti custoditi in cassette di plastica, che come poi accertato erano appena stati rubati da un box di proprietà di un associazione di Promozione Sociale .

Dopo quanto accertato i due ladri sopresi  sul fatto sono stati accompagnati negli Uffici del Commissariato e dopo le formalità di rito tratti in arresto.

Tutta la merce rubata è stata restituita ai legittimi proprietari nel frattempo giunti sul posto.

///////////////////////////////////////////////////

A seguito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Taranto (gli agenti della Squadra hanno eseguito  un provvedimento di Fermo di indiziato di delitto emesso dalla stessa  Autorità Giudiziaria nei confronti di tre pregiudicati (residenti in questa provincia e nella provincia di Cosenza), gravemente indiziati, a vario titolo, di rapina aggravata dall’uso di armi, sequestro di persona, tentata rapina e furto.

L’indagine trae origine da una rapina commessa il 20 agosto in località Talsano ai danni delle Poste Italiane, allorquando due individui, armati di una pistola (presumibilmente una semiautomatica), durante le fasi che precedono l’apertura al pubblico dell’agenzia “Talsano 1”, sita in via Lepanto 1, vi si sono introdotti all’interno, costringendo, sotto la minaccia dell’arma, la direttrice ed un dipendente a consegnare loro le somme di denaro contenute nella cassaforte e negli armadi blindati, conteggiate in 80.000 euro, di cui 2.000 in monete.

I due soggetti furono descritti, l’uno di circa 40 anni di età, corporatura robusta, altezza 1,80 cm. circa, capelli castano scuro di media lunghezza, indossante un abito scuro, occhiali da sole ed un cappellino con visiera, e con accento straniero (verosimilmente dell’est); mentre l’altro, italiano, di corporatura normale, altezza 1,70 cm circa, carnagione olivastra e con capelli corti scuri.  I predetti, consumata la rapina, e dopo aver legato con delle fascette da elettricista i citati dipendenti, si allontanarono per le vie limitrofe facendo perdere le proprie tracce.

Nonostante la difficoltà di rinvenire sul luogo tracce utili al prosieguo delle indagini – anche a causa dell’assenza di un sistema di video-sorveglianza presso l’Ufficio postale – gli investigatori della Squadra Mobile individuarono, dopo un’attenta ricognizione  dell’intera zona, ed in particolare nelle vie adiacenti, una telecamera di una privata abitazione, la visione delle cui immagini (registrate la mattina di quel  20 agosto) consentì di individuare non solo i soggetti descritti dalla vittime, ma anche due autovetture da loro stessi (e da un terzo complice) utilizzate per raggiungere il luogo e per darsi poi a successiva fuga.

Le due autovetture sono risultate riconducibili ad un soggetto residente a Pulsano (Ta) già gravato da precedenti specifici.

Di rilievo anche le dichiarazioni fornite da un dipendente dell’Ufficio postale, a proposito del sospetto maturato nei confronti di tre soggetti a lui sconosciuti,  notati qualche settimana addietro a bordo di un “Suv” di colore bianco, assumere un atteggiamento equivoco proprio nelle fasi di apertura al pubblico. Per quanto non venivano acquisiti particolari elementi individualizzanti sul conto dei predetti, tale ultima circostanza ha consentito (sempre a mezzo delle stesse telecamere) di riscontrare che in effetti, il precedente 6 agosto, proprio l’autovettura dell’indagato di Pulsano (un crossover di colore bianco) aveva percorso le vie adiacenti all’Ufficio Postale; lo stesso veicolo che il citato soggetto avrebbe poi utilizzato il giorno della rapina come auto d’appoggio. L’analisi delle telecamere ha consentito di accertare come già nella precedente occasione i soggetti avevano avuto l’intenzione di commettere la rapina, utilizzando pure una Lancia Y rubata la notte precedente a Taranto in via Scoglio del Tonno e da loro stessi parcheggiata nei pressi dell’Ufficio Postale, ma che per loro sfortuna avrebbe poi dato problemi di messa in moto proprio nelle fasi antecedenti la rapina, così costringendoli a desistere dal consumare il delitto.

Il piano sarebbe stato comunque portato a termine il 20.08.2018; questa  volta utilizzando anche un’auto facilmente riconducibile all’indagato, in quanto intestata al padre (è stata proprio tale spregiudicatezza a tradire il gruppo di rapinatori).

Nel corso delle indagini, durate poco più di un mese, si è appurato che gli indagati avevano già effettuato alcuni sopralluoghi presso altri probabili obiettivi, sia nel capoluogo che in altre località della provincia.  È il caso di una gioielleria in via Cesare Battisti, di una banca sita a Torricella, e ancora di un’altra gioielleria di Carosino. Sopralluoghi, il cui monitoraggio ha consentito di individuare ben presto gli altri due complici della rapina commessa a Talsano. Questi ultimi (un calabrese ed un rumeno, corrispondenti ai soggetti descritti dalle vittime), di cui erano stati acquisiti i volti, sarebbero stati compiutamente identificati soltanto il 28 settembre u.s., a seguito del loro controllo e successivo fermo in relazione alla tentata rapina dai medesimi compiuta in danno della gioielleria di Carosino. Ad essere rilevata, fra le altre cose, l’abitudine del soggetto rumeno di raccogliere ed occultare la propria folta capigliatura sotto un berretto, che veniva dal medesimo indossato soltanto durante i sopralluoghi ed in occasione delle rapine (proprio come avvenuto durante la rapina in danno dell’Ufficio postale di Talsano).

La mattina del 28 settembre u.s., gli stessi soggetti – che si aveva il sospetto stessero per compiere un’ennesima azione delittuosa – sono stati pedinati da alcuni equipaggi della Squadra Mobile. Avviatisi dalla Marina di Pulsano (da un’abitazione già individuata quale loro possibile covo) si sono diretti a Carosino, in Corso Umberto, dove – stando ai chiari contenuti intercettati – si preparavano a compiere una rapina ai danni di una gioielleria.

Anche in quest’altra circostanza, gli indagati facevano menzione ad un’autovettura rubata qualche giorno prima e da loro stessi lasciata parcheggiata a Carosino, per essere prelevata quella mattina ed essere utilizzata per la rapina.  Anche questa volta, tuttavia, non sono riusciti nel loro intento. L’autovettura in questione infatti non veniva rinvenuta sul posto, costringendoli ad agire diversamente. Contrariamente a quanto accaduto il precedente 06.08.2018, gli indagati si sono mostarti determinati a compiere la rapina, avendo necessità di disponibilità di denaro, dovendo due di loro partire a breve per località sconosciute.

A fronte dei chiari cenni all’obiettivo da colpire, alle modalità con le quali agire – all’utilizzo di “colla” (evidentemente da utilizzare sulle mani per non lasciare tracce delle proprie impronte) –, allorquando, ad azione ormai  avviata, avanzavano il sospetto della presenza di personale delle FF.OO., i tre indagati sono stati fermati e sottoposti a controllo e perquisizione: tra il materiale rinvenuto (fra cui due borsoni, di cui uno vuoto mentre l’altro contenente un rotolo di nastro adesivo,  due paia di guanti ed un martello da carpentiere) anche un “taglierino” ed alcune fascette serra-cavo in plastica (dello stesso tipo di quelle già utilizzate in occasione della rapina consumata in danno dell’Ufficio Postale).

La perquisizione è stata estesa sia presso l’abitazione dell’indagato originario di Pulsano (ove veniva rinvenuto abbigliamento identico a quello dallo stesso utilizzato in occasione dei precedenti delitti), sia presso l’abitazione della Marina di Pulsano, ove si aveva il sospetto che il calabrese ed il rumeno (entrambi residenti in provincia di Cosenza) dimorassero. Lì è stata rinvenuta, in possesso  di altri due  soggetti (un uomo, anche lui di origine calabrese, ed una donna)  – sui quali sono in corso ulteriori accertamenti – la somma di circa 24.000 euro, in banconote di vario taglio, compreso numerosissime monete (verosimilmente parte del bottino della prima rapina consumata).

error: Contenuto protetto