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Nuovi arresti per l’agguato mortale tra tifosi di gennaio in Basilicata

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“Andiamo a fare Nassiriya”: una delle pagine piu’ tragiche della storia recente italiana, l’attentato in Iraq del 12 novembre 2003 che costo’ la vita a 19 italiani – presa in prestito da un gruppo di tifosi violenti per prepararsi ad aggredire i sostenitori della formazione rivale. Fu quindi “un’azione organizzata con stile paramilitare”, secondo la Procura della Repubblica di Potenza – quella che porto’, il 19 gennaio scorso, alla morte di Fabio Tucciariello,di 39 anni, investito da un’auto nei pressi dello scalo ferroviario di Vaglio di Basilicata (Potenza), a pochi
chilometri dal capoluogo lucano. Oggi la Polizia ha posto agli arresti domiciliari quattro persone e ha notificato ad altre 12 la misura cautelare dell’obbligo di dimora. La sera di quella tragica domenica, furono 26 gli arresti eseguiti dagli agenti: fra di loro, Salvatore Laspagnoletta, di 30 anni, accusato di aver investito e ucciso Tucciariello. La morte di quest’ultimo fu il frutto amaro della rivalita’ fra Vultur Rionero e Melfi, due squadre che disputavano il campionato regionale di Eccellenza: il 19 gennaio, alcuni tifosi del Rionero decisero di tendere “un vero e proprio agguato” – secondo la Procura della Repubblica – ai sostenitori del Melfi. Fu scelto lo scalo ferroviario di Vaglio perche’ il posto era “comodo”: vicino a un raccordo autostradale, a portata di mano per fuggire, e via obbligata per i tifosi
melfitani, in viaggio per seguire la loro squadra. Pesante la valutazione della Procura della Repubblica potentina: l’azione “nelle intenzione degli autori doveva avere le caratteristiche di una vera e propria imboscata”. Non basta:
gli aggressori si coprirono il viso “ancora prima dell’arrivo delle auto della tifoseria ‘nemica’”, particolare che risulta
dalla testimonianza di automobilisti che transitarono nei pressi dello scalo di Vaglio poco prima del fatto. Che si concluse appunto con l’investimento e la morte di Tucciariello e il ferimento di un’altra persona. Le indagini della Polizia furono serrate gia’ nelle prime ore: la notte successiva fu deciso ed eseguito l’arresto di 26 persone. Nelle settimane e nei mesi successivi, gli investigatori si sono concentrati sulla ricerca delle “prove scientifiche”, come l'”acquisizione di campioni biologici, prove digitali attraverso analisi informatica del contenuti dei telefoni cellulari sequestrati nonche’ intercettazioni
telefoniche e monitoraggio dei siti d’area”. Il risultato e’ finito in una richiesta di misure cautelari che il gip di Potenza “ha in buona parte accolto”, portando alle misure eseguite oggi a carico di uomini di eta’ compresa fra 40 e 23 anni.

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